Ombre di Gombrich

Le ombre, di Ernst Hans Gombrich, Einaudi

Caravaggio -1601

(nota: Le ombre non fanno parte del mondo reale, però certificano la consistenza di un oggetto. Gombrich analizza da storico dell’arte l’uso e il significato delle ombre nelle opere più importanti. Un piccolo saggio per illuminare infinite ombre.)

“Noi tendiamo a concepire il mondo come stabile, anche se siamo consapevoli della molteplicità di circostanze che possono influenzare il modo in cui ci appaiono le cose; ma attribuiamo al colore o alla struttura delle superfici caratteristiche di stabilità che permangono anche al di là della mutevolezza delle immagini. Diversamente accade con le ombre, perché esse non fanno parte del mondo reale; non possiamo toccarle o afferrarle…”

Cartier-Bresson, 1966

“esistono però situazioni in cui la presenza dell’ombra certifica la consistenza di un oggetto, poiché ciò che proietta un’ombra deve essere reale.”

L’ombra portata: nel cinquecento gli artisti evitano l’ombra portata. “Leonardo, che non sembra essere in disaccordo coi colleghi artisti, suggerisce un artificio: … di velare il sole e creare un’atmosfera di leggera foschia, assecondando quella che era la tendenza della sua generazione a reagire con veemenza alla nitidezza dei profili della pittura quattrocentesca.”

“Se la proiezione parallela è relativamente rara, il trompe l’œil ha sempre usufruito delle risorse della cosiddetta «ombra congiunta»: l’ombra proiettata da un oggetto sulla superficie su cui appoggia accentua immediatamente l’impressione della consistenza dell’oggetto stesso.”

Pissarro 1870

“Gli impressionisti enfatizzano il colore delle ombre osservando che solo raramente sono grigie e che esse esibiscono il più delle volte delle tinte che possono variare a seconda dei colori dell’ambiente circostante.”